Si dedica a tutti gli amanti della libertà di tutti i popoli e di tutti i tempi.

 

PREMESSA

La democrazia è uno dei principali valori universali. I sostenitori della democrazia registrano che nonostante i suoi svantaggi, la democrazia è la migliore opportunità sistemica per regolare i rapporti sociali e per dirigere la vita nazionale statale. Si sottolinea anche il fatto che la democrazia è diventata la precondizione principale del regolamento delle relazioni internazionali, della coesistenza pacifica e dello sviluppo degli stati.

In caso di necessità si parlerà di varie forme di democrazia appartenenti a diverse epoche. Pensiamo che sia inutile parlare delle verità conosciute, dato che  ci sono molti libri e articoli scritti sulla democrazia.

L’uso della prima persona plurale in questo testo, vuole sottolineare parallellamente allo stile classico di lingua anche il coinvolgimento attivo e essenziale dei miei amici nella realizzazione di questa versione. Sono stati proprio loro ad ispirarmi ad usare il termine “democrazia assoluta” , così come si usa il termine “monarchie assolute”. Grazie alla loro partecipazione attiva l’idea di presentare condizionalmente il livello di democrazia è stata sostituita da quella di calcolarne la percentuale.

Dei sistemi  democratici del XXI secolo e delle loro particolarità si  è stato trattato dettagliatamente da diversi autori (sono stati pubblicati 7 libri e libretti e decine di articoli da me). Questi sistemi si differiscono tra di loro secondo la struttura statale, il sistema elletorale, il modo di formare i rami del governo, ma sicuramente sono uguali dal punto di vista dei parlamenti che rappresentano il popolo.

Le idee sulla democrazia sono diverse. Sono diversi anche i sistemi democratici. Queste differenze non impediscono alle democrazie di avere dei componenti comuni, ma impediscono ovviamente di formare un sistema democratico universale.

La democrazia ( demo-cratia) esiste dai tempi antichi ed il fenomeno è tanto antico quanto la civiltà umana, ma in diverse epoche esso ha avuto diversi contenuti. Inanzittutto questa differenza è dovuta al contenuto di “demos” (popolo) nei sistemi democratici dei diversi secoli. Nei nostri tempi il “demos” sembra di avere la sua definizione finale. Esso include tutti gli esseri umani senza distinzione tra generi, religioni, razze ecc. Magari l’ultimo ostacolo rimane la cittadinanza, la presenza della quale decide se le persone che abitano sullo stesso territorio possano avere il diritto di partecipare alle elezioni o no.

Crediamo che la voglia di avere una definizione universale di democrazia possa avere successo se noi proviamo a verificare il posto di democrazia nel sistema delle scienze. Pensiamo che questo sia una delle questioni principali.  Alcuni collocano la democrazia nella scienza politica. Meno persone invece la collocano nella giurisprudenza. Prima di dare la nostra opinione sulla questione, proviamo a chiarire il contenuto principale del concetto di democrazia.

La parola democrazia è una parola composta e le sue radici sono “popolo” e “governare”. La parola “popolo” significa collettivo umano. Se i membri di questo collettivo appartengono allo stesso stato, allora si chiamano anche cittadini. Il limite di età per dirigere, governare ed autogovernare di solito si esprime con la  richiesta di essere adulti. Vari specialisti hanno presentato  i loro punti di vista sull’insieme dei componimenti della democrazia ma per tutti loro la cosa più importante è  il coinvolgimento del collettivo, cioè dei cittadini di quello stato, nel sistema del governo statale che viene sottoposto alla democrazia. In altre parole, la precondizione necessaria e sufficiente per la democrazia è che i cittadini che fanno parte del popolo e lo costituiscono, abbiano il diritto di partecipare direttamente o intermediariamente al processo di governare la vita comune del popolo. Per lo più è molto importante garantire la parità dei diritti per questa  partecipazione dei cittadini.  Si può concludere che abbiamo a che fare inanzittutto con le norme giuridiche e la giurisprudenza? Lasciamo la risposta ai lettori.

Per noi è ovvio che uno stato è democratico quando senza alcuna distinzione i suoi cittadini che hanno parità dei diritti, direttamente o intermediariamente partecipano al processo di governare lo stato.

 

LA DEMOCRAZIA DEI SISTEMI STATALI

Negli ultimi cent’anni l’umanità è  giunta al livello di avere conclusioni comuni sul tema dei componenti principali della democrazia. In particolare queste sono la libertà di parola, i diritti di eleggere ed essere eletti, di creare delle unioni e di partecipare alle attività di queste unioni, di organizzare dei raduni, di muoversi e di informarsi liberamente  ecc. Tuttavia non si è riuscito a formare un’immagine universale del sistema statale democratico. Oggi si considerano democratiche sia le repubbliche presidenziali, parlamentari e semipresidenziali, che le monarchie costituzionali. A differenza degli altri settori di scienza, quando è possibile parlare del vantaggio di un certo sistema secondo alcune norme particolari, nel caso di democrazia gli specialisti di solito evitano di dare la preferenza ad uno dei sistemi democratici.

Uno degli ostacoli per valutare il livello di democrazia di vari sistemi statali è l’atteggiamento cauto e rispettoso verso la possibilità di mostrare conservativismo e tradizionalismo nell’ambito della democrazia di vari popoli. Sinceramente parlando possiamo dire che in questi tempi di accelerazione, la democrazia è l’unica cosa che non segna progresso. E la gente che in altri casi può chiamare vecchia una tecnologia di dieci anni, considera moderni ed utili i sistemi democratici di più di cent’anni.

Non è giusto aspettarsi di trovare un sistema democratico universale, che sia accettato da tutti i popoli. Siccome la democrazia è considerata un concetto politico e il suo utilizzo rimane il monopolio dei politici, non si può sperare un cambiamento significativo. In realtà le preoccupazioni principali dei politici sono quelli di conquistare il potere mondiale e di usarlo. In entrambi i casi  gli interessa l’efficienza e la comodità delle loro attività.  Sarà possibile avere sviluppo delle idee democratiche e della democrazia stessa, solo quando essa verrà percepita come un concetto giuridico che garantisce precisamente la parità dei diritti di tutti i cittadini.

Oggi in tutto il mondo è diffuso l’adozione, anzi l’incoraggiamento del diritto di avere una propria democrazia per ogni popolo. Un orientamento del genere si può trovare anche nei documenti internazionali, particolarmente nella dichiarazione universale di democrazia, dove si dice che ogni popolo ha il diritto di scegliere il tipo della sua democrazia. Anzi, sono famosi e si presentano come varianti esemplari ed equivalenti vari tipi di democrazia, come la repubblica presidenziale, la monarchia costituzionale, la repubblica parlamentare, il tipo europeo, quello latino-americano ecc. Nel confronto tra di loro questi tipi di sistemi democratici mostrano molti fatti e molte circostanze, ma, in generale, non considerano principale il diritto dei cittadini di partecipare alle elezioni e al governo dello stato.

 

 

 

IL LIVELLO DI DEMOCRATICITA`

Molti anni fa abbiamo messo in circolazione una formula, che ci aiutava ad esprimere aritmeticamente il livello della democraticità dei vari sistemi democratici. Essa non costringeva direttamente a vari popoli ad adottare lo stesso sistema statale, ma gli dava l’opportunità di accertare con l’aiuto degli standard universali la percentuale della democrazia di ogni  stato. La stessa formula rende possibile conoscere le ragioni per cui la percentuale della democraticità di uno stato è  più alto o più basso di quello di un altro stato. Con questa formula si vede facilmente per quale indice e quale coefficiente è causata la differenza. Dopo di che sono le istituzioni competenti di quello stato, cioè la corte costituzionale e il parlamento, i giuristi ed i politici, a decidere se aumentare o no il livello di democrazia del loro stato. Si tratta, ad esempio, della frequenza delle elezioni, della rappresentatività del parlamento e del modo in cui è formato il potere esecutivo.

Secondo noi questa formula è il modo più produttivo di ridurre al minimo i disaccordi nell’ambito di democrazia e di arrivare ad una soluzione comune. Ormai non c’è bisogno di varie prove e conferme per far vedere i vantaggi, l’adeguatezza e la preferibilità di un certo sistema. La democrazia è lo scopo, e il livello della democrazia è la caratteristica qualitativa, ecco così si presenta lo standard universale.

Solo in questo modo si può mostrare tutte le deviazioni del sistema statale dalla democrazia a quei popoli che credono di avere tradizioni democratiche di più di cent’anni.

Se qualcuno provasse ad alludere ai politici di Gran Bretagna che il loro sistema statale è lontano dalla democrazia, loro lo prenderebbero sul serio. Per centinaia di anni hanno vissuto in quel sistema, ed esso è diventato la loro essenza. Mentre la formula del livello di democraticità non da delle interpretazioni. Essa aiuta solamente a vedere lo stato reale e quello di confronto e prendere la decisione di passare ad uno stato più perfetto.  In realtà non si tratta di passare ad uno stato perfetto, ma di rifiutare quello imperfetto. In seguito parleremo del fatto che i sistemi parlamentari di molti stati democratici contradiscono direttamente la parità dei diritti dei cittadini, la quale viene garantita dalla costituzione: il parlamento non è il corpo che rappresenta tutti i cittadini che hanno partecipato alle elezioni, ma quello che rappresenta solo i cittadini vincitori. In questo modo si abolisce la legge di base del costituzionalismo, la quale è la parità dei diritti di tutti i cittadini.

La nostra formula aiuta a vedere tutte le deviazioni dal punto di vista dei diritti umani: ad esempio, nelle comunità che usano le elezioni maggioritarie, la formula gli fa passare ad un altro tipo delle elezioni maggioritarie che a differenza di quelle vecchie è multi-mandato. Questo renderebbe possibile che passassero al parlamento non solo i voti dati per i vincitori,  ma quelli di tutti i cittadini. Così tutti i voti della maggior parte dei cittadini che vogliono partecipare al governo dello stato, potrebbero passare al parlamento. I cittadini che hanno partecipato alle elezioni ma non hanno preso il numero necessario nei loro distretti, non sarebbero costretti a lasciare il loro diritto di essere una parte del processo così importante per la loro vita. Così un politico tradizionale di Bretagna in una situazione simile potrebbe cambiare il sistema parlamentare e passare ad un altro, che da un lato conserva le elezioni maggioritarie, e dall’altro il parlamento britannico diventa veramente rappresentativo, e rappresenta tutti i cittadini partecipati alle elezioni, cioè non solo quelli che hanno preso un numero maggiore dei voti.

Prima di passare alla formula già menzionata, vorrei parlare un po’ delle caratteristiche strutturali dei sistemi parlamentari, che forse sono il componente principale della democrazia.

 

CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEI SISTEMI PARLAMENTARI

Gli stati si considerano democratici, quando il popolo ha un organo rappresentativo che in qualche modo partecipa al governo dello stato. Normalmente la funzione principale di questi organi, cioè dei parlamenti, è  l’attività legislativa. E anche se il parlamento a volte  include la formazione del potere esecutivo, esso è considerato un corpo legislativo. Uno dei rami principali del potere statale, quello legislativo è considerato il componente principale della democrazia degli stati. Nessuna istituzione  si identifica con l’idea di democrazia come il parlamento. Forse per questo come un sinonimo di democrazia si usa il termine  “parlamentarismo”.

Gli organi rappresentativi democratici di tutto il mondo si differiscono essenzialmente tra di loro dal punto di vista della loro formazione. Molti anni fa, quando non avevamo ancora messo in giro il coefficiente della rappresentatività dei cittadini e non era definita l’idea della percentuale della rappresentatività dei parlamenti, solamente con l’aiuto dei semplici confronti, noi proponevamo di considerare preferibile per gli stati democratici il sistema proporzionale delle elezioni contrariamente a quello maggioritario. La scelta si spiegava con il fatto che nel caso delle elezioni maggioritarie il livello dello sbarramento potrebbe essere più di 50 %. Per il contrasto si sottolineava che nel caso di quelle proporzionali la percentuale non andava oltre al 7%. Ma persino con quella percentuale così bassa il sistema elettorale proporzionale poteva creare situazioni non accettabili dal punto di vista della rappresentatività. Ad esempio, se alle elezioni di 7% sbarramento partecipassero 14 partiti, di cui 13 ricevesse il 6.9% dei voti, mentre l’altro tutto il resto, cioè 11%, allora il parlamento consisterebbe dei rappresentanti di un solo partito,  anche se il sistema è proporzionale multipartito. Quindi anche il sistema proporzionale che per tante persone è considerato il migliore, teoricamente può portare ad una situazione dove si esclude il pluralismo.

Quando i politici e i giuristi di uno stato fanno tutto il possibile al fine di facilitare il governo, normalmente lo fanno al prezzo di diminuire la rappresentatività del popolo attraverso diversi tipi di sbarramenti nel parlamento. Gli interessa solamente l’efficienza del governo e non badano alla riduzione del componente principale del parlamento, cioè della rappresentatività.

Quando si valuta qualche idea o qualche pensiero, non si deve deviare dal significato primario della parola che connota quell’idea. Se il parlamento è l’organo rappresentativo del popolo, allora deve essere preferibile quel sistema parlamentare, che garantisca la maggior percentuale della rappresentatività. Per la formazione di quell’organo, si deve avere un sistema, che persino nelle situazioni estreme escludi gli ostacoli per la rappresentatività dei cittadini. Nessun motivo e nessuno scopo deve diminuire la rappresentatività dell’organo rappresentativo.

Oggi i sistemi parlamentari principali del mondo sono due, quello proporzionale, che a volte viene chiamato anche sistema elettorale multipartito (con o senza la percentuale di sbarramento) e maggioritario ( nelle nostre opere più vecchie noi lo abbiamo chiamato vantaggioso). Una delle versioni di quest’ultimo sistema è il tipo elettorale chiamato “assolutamente maggioritario”. Nel caso delle elezioni maggioritarie, si considera eletto quel candidato che ha preso il numero più grande dei voti nella sua circoscrizione elettorale, cioè per lui hanno votato più che per gli altri candidati. Nella scienza politica questo tipo elettorale si chiama “il vincitore prende tutto”. Si chiama assolutamente maggioritario quel tipo di elezioni, quando si considera eletto colui, che durante la prima o la seconda fase ha preso più di 50% dei voti.

Dal punto di vista giuridico, il sistema maggioritario è difettoso. Se qualcuno decidesse di rivolgersi al tribunale del suo paese, potrebbe dare facilmente le prove, che esso sia un sistema in cui si abolisce la parità dei diritti di tutti i cittadini. Si abolisce il diritto di partecipare al processo di governare lo stato, una cosa che nelle condizioni di democrazia decide il loro destino.

Questa è un’idea artificiale che allontana il membro del congresso dal popolo partecipato alle elezioni, perché il cittadino non ha eletto quel politico, ma lo persuadono e lo sforzano di riconoscerlo come un suo rappresentante. Nello stesso modo quel politico sa che la maggior parte dei cittadini non l’ha eletto, dando il suo voto al suo concorrente che non è entrato al parlamento, ma lui è costretto a rappresentare anche quei cittadini che non lo accettano. In risultato si crea una situazione artificiale e alla fine la fiducia verso i membri del parlamento si diminuisce.  Essa è considerata uno dei problemi più gravi della democrazia moderna.

In condizioni di una cultura politica elevata l’inconvenienza del sistema può esprimersi in modo non tanto chiaro, ma nelle democrazie che stanno in processo di formazione, essa può agire contro il sistema dei valori democratici e deludere la gente dalla democrazia.

Ci sono due strade per arrivare alla democrazia. Una di queste strade si può chiamare tradizionale-riformativa, invece l’altra scientifico-radicale.  La funzione della prima consiste nel far corrispondere le tradizioni di molto tempo alle richieste attuali. Così molte monarchie assolute col passare del tempo sono diventate monarchie costituzionali.  Il loro sistema statale ha gradualmente iniziato a corrispondere ai diritti umani, al diritto umano di partecipare al processo di governare lo stato, è entrato in armonia con questo diritto. Invece la seconda viene caratterizzata sia dal punto di vista del modo in cui è stata creata, che dal punto di vista dei suoi principi. Essa è basata sulle teorie,  sulle novità scientifiche, soprattutto quelle politiche e giuridiche, ed a questa base crea un campo legislativo, il quale promuove la nuova cultura democratica.

Come ci dimostra la condizione attuale della democrazia, sia gli stati democratici che possiedono una cultura democratica elevata, che quelle principianti hanno bisogno di riesaminare la questione dal punto di vista della percezione legale.

 

 

LA RAPPRESENTATIVITA`DEI  PARLAMENTI

Molti anni fa, quando noi pensavamo di far entrare nel giro d’affari la formula per misurare la democrazia, eravamo sicuri che arrivare  al sogno di avere un rappresentante assoluto per il popolo non era possibile. Ma siamo rimasti sorpresi avendo trovato la soluzione solamente dopo due o tre anni. Si è chiarito che la cosa che ci pareva impossibile ieri, è diventata la cosa più semplice e possibile di oggi.

Quando si parla dei sistemi elettorali del parlamento, dobbiamo puntare l’attenzione dei lettori su un concetto che una volta ci ha aiutato tantissimo per comprendere profondamente e totalmente l’idea della partecipazione al processo di governare lo stato con  parità dei diritti. La base era il fatto, che se il parlamento è un rappresentante dei cittadini, allora noi dobbiamo avere la possibilità di misurare questa rappresentatività. In questo modo siamo riusciti a trovare il metodo di misurare la rappresentatività e in risultato abbiamo potuto  esprimere con le cifre il livello della rappresentatività.

Ad esempio se nel sistema parlamentare maggioritario il membro del parlamento è stato eletto con 10.000 voti, allora ognuno dei 10.000 cittadini che gli hanno dato il loro voto, ha un voto parlamentare 1/10.000. La parità dei diritti dei cittadini richiede che il numero dei voti di tutti i membri del parlamento sia uguale. Solo in questo caso i cittadini possono essere rappresentati con la parità dei diritti, cioè avere rappresentatività uguale nel parlamento.

La questione può essere esaminata con un’altra enfasi. Nei distretti elettorali A e B ci sono 20.000 cittadini che hanno il diritto di votare, ma hanno partecipato alle elezioni solo 18.000 di loro e il membro del parlamento eletto dal distretto elettorale A ha ricevuto 12.000 voti, mentre quello eletto dal distretto elettorale B ne ha ricevuti solo 6.000. Oggi in tutto il mondo si può votare solo una volta. Allora ognuno dei cittadini del distretto elettorale A è rappresentato nel parlamento con un voto parlamentare di 1/12.000, mentre quelli del distretto elettorale B con quello di 1/6000. Si risulta che la rappresentatività dei cittadini del primo distretto elettorale è  due volte in meno da quelli del distretto B, perché 1/12.000 è due volte di meno dal 1/6.000. Se proviamo a confrontare questi numeri con la rappresentatività dei cittadini che non sono entrati nel parlamento, vedremo che abbiamo a che fare con abolizone della legge. I cittadini devono avere parità dei diritti, ma questo loro diritto è stato abolito a causa del sistema confermato dalla legge (a volte anche dalla costituzione).

Nessuna costituzione subordina la parità dei diritti del popolo alla parità dei diritti dei membri parlamentari.  Al contrario, in tutte le costituzioni si parla della parità dei diritti del popolo, ma di tutte queste costituzioni possiamo dire che non importa quanti voti hanno ricevuto i membri del parlamento, perché al parlamento loro devono partecipare alle votazioni con un solo voto, cioè c’è parita dei diritti pure per loro. Nei sistemi elettorali maggioritari, quando diversi membri del parlamento vengono eletti con diversi voti in generale si definisce che il numero dei cittadini dei diversi distretti elettorali da cui i politici vengono eletti, deve essere lo stesso, oppure quasi lo stesso. I politici eletti sono i rappresentanti di questi distretti elettorali, quindi la differenza tra i distretti non deve essere grande. Ma si ignora il numero dei voti con cui i membri del parlamento sono stati eletti da questi distretti elettorali così simili e hanno un solo voto parlamentare. Ad esempio negli Stati Uniti può essere eletto un membro del parlamento che ha ricevuto 80.000 voti ed un altro che ce ne ha 320.000. Entrambi i due avranno un solo voto parlamentare, invece la rapperesentatività dei cittadini che hanno votato per loro, si differenzierà quattro volte.

Tenendo in considerazione la percentuale della rappresentatività dei cittadini, che si misura dividendo il voto parlamentare del membro parlamentare sul numero dei voti con cui lui è stato eletto, vedremo che nel primo caso la rappresentatività del cittadino è 1/80.000, invece nell’altro caso essa è 1/320.000. Ovviamente si abolisce il principio della parità dei diritti dei cittadini, che è stata confermata sia da parte della costituzione, che da molti documenti internazionali. Innanzitutto questa parità dei diritti  riguarda la partecipazione uguale al processo di governare lo stato, perché questo è il campo attraverso il quale si regolano altri diritti dei cittadini.

Quindi i parlamenti di Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia ed altri paesi con il sistema parlamentare maggioritario, che sono diventati i rappresentanti dei cittadini vincitori, in realtà sono sistemi che creano discriminalità.

Nei nostri giorni gli specialisti di democrazia capiscono la parità dei diritti, solamente così che il giorno delle elezioni tutti i cittadini dovrebbero avere un solo voto. Ma in quale costituzione si dice che i cittadini devono avere la parità dei diritti solo il giorno delle elezioni? Loro la devono avere sempre e le strutture intermediarie non devono abolire questa parità in nessun modo. Questa è stata la questione principale come base per trovare corpi di rappresentatività assoluta.

 

LO SCRUTINIO COME UNA QUOTA PER GOVERNARE LO STATO

 

Credo che sia già il tempo di dichiarare, che sostanzialmente noi non abbiamo inventato niente. Abbiamo solamente collegato le tesi del diritto civile, del diritto economico e di quello elettorale.

Dicendo tesi del diritto economico, intendiamo il fatto che ogni cittadino si presenta alle elezioni con una quota per governare lo stato, anzi che con uno scrutinio. Ogni cittadino ha una quota del suo stato (per governare lo stato) e le elezioni sono un evento, in cui i cittadini danno le loro quote ad un individuale intermediario di cui si fidano oppure all’unione a cui appartiene quell’individuale. E questo rappresentante-individuale intermediario partecipa alle votazioni parlamentari con la stessa quantità dei voti che ha ricevuto durante le elezioni, proprio come alle società per azioni votano gli azionisti oppure i loro plenipotenziari. Così il cittadino partecipa intermediariamente alle riunioni della società per azioni chiamata “Stato”.

C’è anche un’altra versione: referendario, quando è proprio il cittadino ad usare la sua quota.  Questa è la democrazia diretta. Durante il referendario sono i cittadini a smaltire le loro azioni-scrutini.

E` molto importante che durante lo svolgimento di questa tesi del diritto economico, nessun azionista perda questo suo diritto e nessun’azione sia persa.

La quota di ogni cittadino che ha partecipato alle elezioni, cioè di ognuno che ha voglia di partecipare al processo di governare lo stato, non deve essere persa a causa dell’imperfezione del sistema elettorale.

Cioè i voti di tutti gli azionisti che hanno partecipato alle decisioni della società fino alla fine devono essere rappresentati al Parlamento.

Ora vediamo cosa viene offerto ai cittadini che hanno votato, ma i loro candidati non sono entrati al parlamento a causa di quantità minore dei voti nelle condizioni del sistema elettorale riformato maggioritario multi-mandato o quello proporzionale sempre riformato. Prendiamo la soluzione dalla tesi che i cittadini hanno il diritto di presentare se stessi oppure delegare agli altri il diritto di presentargli. Quindi il candidato che non ha avuto successo di entrare al parlamento ha il diritto ( moralmente è obbligato) di dare i suoi voti ricevuti ad uno dei candidati che hanno vinto. Probabilmente quest’azione deve essere fatta dopo l’annuncio dei risultati, entro una settimana dopo che gli elenchi dei candidati vincitori sono pronti. Come il cittadino ha il diritto di partecipare alle elezioni, proprio così il candidato che non è riuscito a diventare un membro di parlamento, deve avere l’opportunità di eleggere. Questa è una cosa esclusa per il sistema elettorale mono-mandato.

Concludiamo, che come una richiesta di maggiore importanza è l’annuncio del sistema elettorale maggioritario (anche quello maggioritario assoluto) monocredenziale e pure lo slogan “Il vincitore riceve tutto”, diventata una pratica, come un sistema anticostituzionale che limita i diritti umani. Non si deve avere paura di richiedere come fuorilegge il sistema maggioritario. La Gran Bretagna, che è considerata l’acropoli della democrazia, gli Stati Uniti, la Francia ed altri paesi, che usano questo sistema, hanno bisogno di smetterlo, accetando il sistema elettorale multi-mandato ( almeno quello bi-mandato), oppure quello proporzionale valutativo (almeno il proporzionale senza il percentuale di sbarramento).

 

SISTEMA ELETTORALE MULTI-MANDATO

La versione del sistema maggioritario bi-mandato deve essere più comodo ai popoli che hanno avuto il sistema elettorale monomandato, per quanto quello multi-mandato praticamente è il raffinamento del sistema elettorale maggioritario multi-mandato che era usato nel corso di decenni e persino di centinaia d’anni. I cittadini tradizionali non considerebbero il cambiamento come qualcosa di rivoluzionario, perché anche in quelle condizioni i distretti elettorali che erano attivi durante il periodo del sistema maggioritario saranno conservati. Essi verranno solamente uniti secondo il numero dei mandati come due, tre ecc. Cosi` notiamo che con l’aggiunta del numero dei mandati scomparirà oppure diminuirà la differenza tra i sistemi elettorali maggioritario e proporzionale.

Nella versione del sistema elettorale maggioritario bi-mandato i due distretti vicini si uniscono e da quel distretto unito possono essere eletti due deputati.  Ad esempio se oggi da un distretto elettorale degli Stati Uniti vengono eletti 40 deputati, il numero di questi deputati rimane lo stesso, ma il numero dei distretti diventa 20 al posto di 40 e da ogni distretto vengono eletti 2 deputati.

Nel caso degli stati dove c’è il sistema multi-mandato (quando da ogni distretto elettorale vengono eletti due o più deputati), nei distretti si considerano eletti i primi candidati secondo il numero dei voti. Invece gli altri candidati, quantunque siano, hanno il diritto di trasferire a scelta  i loro voti ad uno dei candidati eletti. Quest’azione  deve essere fatta in un periodo di tempo abbastanza corto: in una sola settimana (al massimo in dieci giorni) i candidati precedenti devono annunciare e presentare alla Commissione elettorale il nome del candidato a cui trasferiscono i loro voti. Quindi, è il popolo, cioè sono gli elettori a decidere chi dei candidati del loro distretto elettorale diventerà un deputato e solo dopo questo sono i candidati non eletti a decidere secondo i loro promessi elettorali e alla loro discrezione a chi dei candidati eletti trasferire i loro voti.

La tesi accettata in tutto il mondo che i deputati eleggono con un solo voto, funziona solo per il controllo dei lavori interni del parlamento, ad esempio quando viene eletto un oratore del parlamento, oppure un presidente del comitato. In questo caso i deputati rappresentano solo se stessi (e non il popolo che li ha eletti) e veramente si presentano come membri di diritti uguali di una struttura unita. Ma quando i deputati si presentano come rappresentanti dei cittadini, ogni deputato deve votare secondo il numero dei voti che gli ha dato il popolo oppure gli hanno trasferito gli altri candidati. Da questo punto di vista le opportunità tecniche moderne sono più che abbastanza.

 

SUL SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE

Si deve notare, che anche se il sistema elettorale proporzionale è considerato più rappresentativo che quello maggioritario, il che in realtà è proprio così, però anche un parlamento eletto in questo modo non è il corpo rappresentativo di tutti i cittadini che hanno partecipato alle elezioni. Anche durante le elezioni di questo sistema alcuni poteri politici possono  fallire di entrare nel parlamento a causa della quantità dei voti. In conseguenza non appariranno nel parlamento e non saranno presentati nel corpo rappresentativo neppure i cittadini che hanno votato per questi poteri politici. Il problema più importante invece è quello di rappresentare al parlamento quasi tutti i cittadini che hanno partecipato alle elezioni. Essa è la condizione principale offerta per gli stati democratici assoluti. In conclusione si chiede agli stati con il sistema proporzionale di accettare la modalità di trasferire i voti ai candidati entrati al parlamento, cioè la modalità di reindirizzare i propri voti.

Notiamo che il sistema elettorale americano già presente in alcuni paesi (primary) è la versione migliore di tutte le versioni del sistema proporzionale che viene combinata con il processo finale delle elezioni.

Essa è preferibile soprattutto per il fatto che sono i cittadini a decidere la successione e la sequenza dei nomi dei candidati inclusi nell’elenco elettorale del sistema proporzionale. Il partito o l’unità elettorale presenta un elenco elettorale, ma esso è ancora preliminare. Durante le elezioni gli elettori hanno la possibilità di votare, menzionando nello stesso tempo il nome del candidato incluso nell’elenco elettorale, che per loro sarebbe preferibile. Avendo votato per quel candidato, loro danno la possibilità alle commissioni elettorali di trasporre l’elenco del partito secondo il numero dei voti ricevuti durante le elezioni. E se invece il cittadino vota per il partito, allora lui è d’accordo con la sequenza dell’elenco. In questo caso i voti vengono distribuiti ugualmente a tutti i deputati.

Se da 20 politici presentati dal partito, al parlamento entrano solo 6, allora gli altri politici inclusi nell’elenco entro una settimana trasferiscono i loro voti ai deputati che sono entrati al parlamento.  In casi eccezionali loro possono trasferire i loro voti ai deputati appartenenti ad altri partiti. Esso non è tanto probabile, ma non si può escludere, perché se i cittadini trasferiscono i loro voti ad un candidato, allora gli danno il diritto di disporre quei voti.

 

IL DESTINO DEI VOTI DEI CANDIDATI NON ENTRATI AL PARLAMENTO; I DEPUTATI SOSTITUTI

 

Come nel caso del sistema maggioritario, proprio così anche nel sistema proporzionale i candidati non entrati al parlamento entro il periodo fissato dalla legge dello stato, devono trasferire i loro voti ai deputati, che hanno avuto successo. Li possono trasferire pure ad un partito intero. In questo caso i voti vengono ugualmente distribuiti tra tutti i politici dell’elenco.

Supponiamo che il candidato abbia 600 voti e trasferisca i suoi voti al partito e dal suo partito sono entrati al parlamento 6 candidati, allora ognuno di questi candidati avra` 100 voti. In risultato nessun voto di nessun cittadino rimarrà fuori dal parlamento.

Nel caso del sistema proporzionale durante le votazioni parlamentari i deputati votano secondo il numero dei loro voti ricevuti nelle elezioni, ma se non hanno disaccordi interni sul tema che viene discusso, il rappresentante della frazione del partito può votare con la somma dei voti di tutto il partito.

Per adottare questo sistema, si deve accettare il concetto del sostituto del deputato. Tutti i deputati dal primo giorno devono presentare i loro sostituti. Il sostituto assume il ruolo del deputato se quest’ultimo non è in grado di lavorare. Prima di questo lui non ha nessuna giurisdizione o autorizzazione. Ma dal momento di diventare un deputato, lui riceve il diritto di partecipare ai lavori del deputato e votare con gli stessi voti del deputato a cui sostituisce. Questa persona con le autorizzazioni di deputato deve presentare subito il sostituto nuovo.

Ci sono anche altri sistemi elettorali che non hanno nessun vantaggio dal punto di vista di rappresentatività. Non ci fermiamo su questi sistemi, perché se si sceglie una delle versioni già offerte, si risolve il problema di rappresentatività assoluta dei corpi rappresentanti, che è il problema più importante.

A proposito, quando si parla dei parlamenti con i sistemi parlamentari misti, dobbiamo concludere i nostri risultati, separatamente per il sistema proporzionale e quello maggioritario e poi con queste percentuali e le unità che esprimono questo rapporto avere un idea generale sulla percentuale della rappresentatività di quel parlamento del sistema misto.

 

L’ASPIRAZIONE DI GOVERNARE COME UN ANTAGONISTA DI DEMOCRAZIA

Negli stati democratici la funzione di formare il governo è affidata ai parlamenti. Allo scopo di evitare la crisi parlamentare in molti stati esiste una percentuale di sbarramento. Ma in questo modo si diminuisce la rappresentatività dei parlamenti, cioè la percentuale di democrazia. Si vede che la produttività del governo e il desiderio di diminuire la possibilità della crisi si alza sopprimendo le minoranze comparative e  facendole scomparire per un certo periodo di tempo. Un approccio di questo tipo può appartenere solo a quelle società dove c’è un accordo generale sulla questione di subordinare la democrazia all’aspirazione di  governare. Allora abbiamo da fare con una società dove il problema è quello di garantire la controllabilità e non la democrazia. Può essere giustificata questa preferenza di controllabilità alla rappresentatività del popolo in uno stato dove la democrazia è considerata un valore elevato? L’aumento di controllabilità è veramente un problema così importante? La parola democrazia ci fa già notare che la tendenza di diminuire la parte della parolo “demos” da quel termine può risultare alla realizzazione del grande sogno di ogni tiranno. Resterà solo la parte di guidare, gestire e dominare. Questo, senz’altro, non ha niente a che fare con la democrazia.

Il sistema parlamentare significa l’unione di sistema elettorale e l’ordine del lavoro. Se in generale queste due cose non hanno niente in comune, sulla strada di arrivare alla democrazia assoluta, vedremo che c’è la necessità di unire queste due cose indipendenti l’una dall’altra.

Dobbiamo menzionare di nuovo che la nostra attenzione  prestata all’approccio sistematico. Fenomeni singoli, come ad esempio violazioni elettorali, frode, doppi voti, interessare gli elettori, aggiungere dei nomi nell’elenco degli elettori ecc, devono essere controllati con altri mezzi, persino con l’intervento dei corpi di conservazione legale e del servizio di sicurezza. Invece il nostro scopo è quello di offrire delle strade per evitare le imperfezioni del sistema. Come in tutti i campi, così anche nel caso di democrazia,  lo scopo strategico del sistema è quello di garantire progresso radicale.

 

SULLA FREQUENZA DELLE ELEZIONI

Adesso parleremo della frequenza della partecipazione dei cittadini alla vita politica, che è una questione essenziale per la democrazia. Il termine democrazia non ha nessun limite temporale in se, anzi, sottolinea la sua permanenza, illimitabilità.  Ma la partecipazione del popolo nel processo di governare lo stato ha i suoi limiti di tempo. Azioni democratiche dirette come il referendario, vengono organizzate per necessità, invece l’elezione dei corpi intermediari, viene fatta per una certa frequenza.

In molti documenti internazionali sulla democrazia viene sottolineata l’importanza della frequenza determinata delle elezioni per la democrazia. Alcuni specialisti pongono l’enfasi sulla frequenza delle elezioni, mentre sono poche le persone, (così poche che non riesco a nominare qualcuno di loro) che vedono un legame tra il livello di democrazia e la frequenza dei processi elettorali. Mentre basta di tornarci sul significato della parola “democrazia”,  (democrazia- governo del popolo con l’aiuto di formare corpi attraverso le elezioni) per indovinare che la frequenza delle elezioni è direttamente proporzionale al livello di democrazia. Quindi nella camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati uniti, dove le elezioni vengono fatte una volta in due anni, la democrazia è due e mezzo volte di più che nella Reppublica di Armenia dove le elezioni vanno fatte una volta in cinque anni.

A proposito, fino alle reforme del 2005, le elezioni in Armenia venivano fatte una volta in quattro anni. Essendo l’organizzatore di questi reformi e il presidente della commissione appropriata, è stato offerto da me di aumentare la frequenza delle elezioni parlamentari se non a due anni, come nel caso degli Stati Uniti, ma  al minimo a tre anni.  Ma come in tutti i paesi, così anche in Armenia ci sono sempre dei poteri che non approvano la democrazia, anzi, sono contro la partecipazione del popolo agli affari politici e per questo hanno paura delle elezioni e sono persino  pronti a liberarsi dall’istituto delle elezioni, come se lo faccessero per liberarsi dalla tensione delle elezioni. Negli ultimi anni del XX secolo in Armenia dominavano persone potenti di questo genere. Loro hanno trasferito il lavoro organizzato da me alle loro persone e poi hanno diminuito la frequenza delle elezioni sia parlamentari (per un quarto) che di quelle delle autorità locali (per un terzo). Nel risultato la percentuale della democrazia dell’Armenia che anche prima non aveva tradizioni e cultura democratica, è diminuita di 30 per cento. Anche senza la calcolazione numerale è ovvio che se noi esaminiamo dal punto di vista della democrazia, allora essa è più efficace se il popolo partecipi più frequentemente a quel processo. Se nel caso della democrazia diretta come ad esempio in Svizzera, ci sono dei referendari, nel caso della democrazia intermediata, esse sono istituzioni intermediarie. Siccome il trattamento del cittadino verso una certa questione può cambiarsi anche nel caso di partecipazione individuale e sotto alcune circostanze o nel processo di acquistare esperienza, allora è importante di avere l’opportunità di realizzare sostanzialmente il trasferimento e adottare una soluzione nuova con delle elezioni nuove. Come si è accennato in precedenza gli specialisti della democrazia mettono sempre in enfasi l’importanza della frequenza delle elezioni. Anche in questo modo si può arrivare alla stessa conclusione. Se la frequenza è efficace, allora se aumentiamo questa frequenza, il risultato sarà efficace molto di più dal punto di vista dell’aumento della democrazia.

Nella nostra formula c’è anche un coefficiente legato alla frequenza delle elezioni. Con l’aiuto di questo coefficiente si valuta la democrazia di quello stato dipendente dalla frequenza delle elezioni parlamentari ( e non solo parlamentari). Nella versione preliminare della formula quell’unità era 1 per 3 anni di elezioni, 1.2 per quattro anni e 0.8 per due anni. Cioè la cifra che dobbiamo avere nella calcolazione del livello di democrazia, si multiplica anche con questo coefficiente. Nella versione attuale speriamo di avere un risultato massimo di 1. Per quanto riguarda la tesi di richiamare i deputati,  nel caso di aumentare la frequenza delle elezioni, essa non sarà necessaria.

La necessità di aumentare la frequenza ha a che fare con la formazione sia del potere legislativo che di quello esecutivo.

Come una conclusione dobbiamo sottolineare che per la democrazia dei sistemi parlamentari sono molto importanti la frequenza delle elezioni e la garanzia che la percentuale della rappresentatività dei cittadini che partecipano alle elezioni sia 100 per cento.

 

IL CAPO DELLO STATO E IL POTERE ESECUTIVO

Molti paesi del mondo hanno il concetto del capo di stato il quale è il posto ereditario del monarco oppure la versione abbastanza diffusa negli stati semiparlamentari-semipresidenziali, la quale è il posto del presidente eletto dal popolo. Negli stati presidenziali, come ad esempio gli Stati Uniti, paesi latino-americani ed altri, c’è un capo eletto per il parlamento, per il potere esecutivo che viene identificato con la prima persona dello stato, invece nei paesi europei il concetto del capo dello stato non esiste. Negli stati presidenziali il potere esecutivo si forma attraverso le elezioni svolte a seconda della voglia del popolo.

La frequenza dell’elezione del capo dello stato dipende dallo stato, ma è ovvia la tendenza (tranne in Russia e alcuni altri stati) di diminuire i termini, cioè di aumentare la frequenza delle elezioni. Ad esempio, in Francia nel risultato delle lunghe discussioni e del referendario i sette anni delle elezioni sono cambiati in cinque.

Il livello della democrazia degli stati senza elezioni del capo dello stato, nella nostra formula si multiplica per 0.5. Questo significa che il livello della democrazia di quel paese è due volte di meno. Se il capo del potere esecutivo non viene eletto da parte del popolo, si diminuisce la partecipazione del popolo, cioè la democrazia. Eleggere intermediariamente il capo dello stato significa transferire l’opportunità di eleggere un capo agli intermediari con le proprie preoccupazioni. Se nel caso degli Stati Uniti questi intermediari vengono scelti per eleggere un capo e solo per questo motivo, nelle reppubliche parlamentari l’elezione del potere esecutivo viene svolta dai rappresentanti del potere legislativo, che è considerato il contrappeso del potere esecutivo.

Contrappeso beato... Il capo dello stabilimento contrappeso al parlamento, viene eletto non dal popolo ma dal parlamento, cioè dai politici diventati dei deputati con le loro preoccupazioni e le loro pretensioni ( e non credo che abbiano  tanta passione verso la democrazia).

Per eleggere il capo del potere esecutivo, il cittadino deve menzionare direttamente il candidato da lui preferito. A differenza del corpo rappresentativo, il capo del potere esecutivo può rappresentare non tutti i cittadini. Lui diventa il presidente o il primo ministro di tutti, ma, tuttavia, come un capo del potere esecutivo deve essere controllato dal corpo rappresentativo eletto da tutti i cittadini. Il diritto di eseguire alcune funzioni è affidato proprio al potere esecutivo e per quanto queste attività a volte non corrispondono ai desideri di tutti gli strati del popolo, questi strati controllano per non violare i loro diritti, ma la direzione principale decide quella quantità del popolo, che ha avuto vantaggio durante le elezioni esecutive. Metaforicamente si può dire così,  il carro deve avere un solo cocchiere per tenere le briglie mentre i passeggeri del carro possono scegliere alcune persone per controllare le azioni del cocchiere. La missione del potere esecutivo è quella di governare la parte esecutiva dello stato, ma nelle condizioni del parlamento rappresentativo eletto direttamente dal popolo. L’esecutivo a sua volta contrappesa al potere legislativo.

In caso di lunga contraddizione il corpo rappresentativo diventa prioritario con il 2/3 dei suoi voti. Questo rapporto trovato negli Stati Uniti più di 200 anni fa aritmeticamente  è giusta, perché se la maggioranza parlamentare può essere meno dei voti ricevuti dal presidente, allora il 2/3 dei voti parlamentari normalmente supera quelli del presidente. Quindi è appropriato quell’approccio che lo sbarramento verso il parlamento  dell’autorità eletta dal popolo può superare i voti parlamentari, cioè il 2/3 dei voti del corpo rappresentativo.

Nella nostra formula l’elezione del capo del potere esecutivo e la frequenza di quell’elezione sono considerate le caratteristiche più importanti della democrazia e aumentano o diminuiscono il livello della democrazia intera dello stato.

 

LA DEMOCRAZIA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO

Per il terzo ramo del potere, cioè per quello giudiziario non si offre una forma calcolata ed espressa aritmaticamente. E` importante la partecipazione dei cittadini nella formazione del potere giudiziario e nella realizzazione delle sue funzioni. Particolarmente, i giudici del tribunale del secondo grado dotati dal diritto di appellare le decisioni del tribunale di primo grado possono essere elettivi. E` una prova di partecipazione del popolo, cioè della democrazia, la presenza e l’attività dello stabilimento dei giurati. La presenza di uno di questi due fattori noi consideriamo soddisfacente per dire che il sistema giudiziario dello stato è abbastanza democratico. Invece negli stati dove il ruolo del popolo è assolutamente assente,  dobbiamo segnare che anche  questo fatto deve influenzare sul livello della democrazia di quello stato.

Quindi gli stati con il sistema giudiziario che ha solo giudici nominati, devono avere un livello più basso di democrazia, che quelli aventi anche i giudici elettivi. Una delle mostrazioni della democrazia può essere considerata la presenza dello stabilimento dei giurati. Per questa ragione nella nostra formula la democrazia del sistema giudiziaro ha lo stesso valore sia nel caso della presenza dei giurati oppure della corte superiore selettiva, che nel caso della presenza simultanea di questi due fattori. Questo significa che il sistema giudiziario può essere considerato democratico anche nel caso dei giudici nominativi, al condizione che ci sia lo stabilimento dei giurati.

 

LA DEMOCRAZIA DEL SISTEMA DEL GOVERNO LOCALE

Uno dei fattori più importanti della democrazia è il sistema di governo locale (GL). La presenza di questo sistema nelle condizioni degli stabilimenti elettivi, aumenta il livello della democrazia in quello stato. Invece l’assenza dei sistemi del governo locale naturalmente diminuisce la democrazia. Questo viene espresso da alcuni coefficienti della formula.

Il contrappeso tra i rami del potere a livello di GL può operare in favore di democrazia, ma per quanto si tratta dello stato intero, ci limitiamo con la confermazione dell’idea di elettività.  Certo che è considerato più democratico quel sistema del GL, i corpi rappresentativi del quale sono strutture indipendenti. Questo significa che esse vengono elette direttamente dagli abitanti di quella comunità ed operano in modo indipendente parallellamente al capo della comunità contrappesando a quest’ultimo, cioè il capo è uno di loro. Il corpo esecutivo della comunità al suo posto deve operare indipendentemente, ma la sua attività deve essere accompagnata con l’attività del corpo rappresentativo della stessa comunità che deve confermare le spese della comunità.

Dal punto di vista della democrazia, anche nel caso del sistema di GL è molto importante la frequenza delle elezioni. In tutte le società dove hanno paura delle elezioni frequenti,  il concetto dell’elezione non viene concepito come una festa di realizzare e mostrare il diritto umano di partecipare al processo di governare lo stato. Evitare le elezioni frequenti significa che in quell’ambiente non è ancora sviluppata la cultura di partecipare alla vita politica eleggendo o essendo eletti. Questo è anche l’evidenza di una psicologia rapinatoria di cogliere tutte le leve di potere ad ogni costo e di essere contro l’idea di rubarle da altri.

I sostenitori dell’idea di diminuire la frequenza delle elezioni parlamentari, presidenziali (del primo ministro) e della comunità normalmente spiegano il loro punto di vista con il desiderio di evitare la “pressione”  e di garantire stabilità. Alla gente che ci crede francamente, si deve dire che così loro promuovono involontariamente  il processo di eliminare le elezioni e aiutano le inferiorità che hanno deciso di sostituire le elezioni.

 

I CORPI RAPPRESENTATIVI FEDERALI DEGLI STATI FEDERALI

Nel 2003 quando abbiamo rivelato la nostra formula della democrazia degli stati, abbiamo detto che essa, purtroppo, non può essere usata per gli stati federali. Abbiamo preso in considerazione il fatto che gli stati federali di solito hanno due corpi rappresentativi uno di cui rappresenta i cittadini, mentre l’altro rappresenta i sottoposti della federazione, cioè gli stati, le reppubliche autonome e come nel caso degli Stati Uniti anche i suoi stati. Come nel caso degli Stati Uniti, uno degli Stati può avere 40 millioni di abitanti, mentre l’altro ne può avere solo 2 millioni, ma entrambi gli Stati nel Senato avranno un numero pari dei deputati. Se nel corpo rappresentativo dei cittadini la caratteristica principale è la rappresentatività dei cittadini, nel caso del corpo rappresentativo dei sottoposti federali è garantita  la parità dei diritti di tutti gli stati sottoposti. Nelle condizioni di questi orientamenti iniziali sembrava impossibile la giustapposizione della parità dei diritti degli stati federali alla parità dei diritti del popolo. Di nuovo portiamo l’esempio degli Stati Uniti, dove la parità dei diritti tra gli stati si esprime presentando due senatori da ogni Stato. Sembrava che in questa struttura l’attenzione verso la parità dei diritti dei cittadini non fosse appropriato. Ma dopo sei anni, nel 2009 siamo riusciti a trovare il modo di presentare la sostanza dei corpi rappresentativi dei sottoposti federali dal punto di vista dei diritti umani senza impedire il principio di parità dei diritti dei sottoposti federali.

Vi presentiamo la soluzione di nuovo con l’esempio degli Stati Uniti. Nelle elezioni del corpo rappresentativo federale , cioè del Senato, i due rappresentanti da ogni Stato vengono eletti dal popolo, ma i voti dei cittadini vengono distribuiti tra i candidati non secondo la quantità dei voti, ma secondo il rapporto percentuale. Se per uno stato ci sono otto candidati e hanno ricevuto voti come A-8, B-7, C-5, D-4, E-3, F-2, G-1 millioni di voti, allora diventano senatori i candidati A e B che hanno ricevuto 8 e7 millioni di voti. Dopo dell’anuncio dei risultati preliminari i candidati sfortunati trasferiscono per un periodo di tempo prestabilito i loro voti ai candidati diventati senatori. Nel risultato A può avere 8+5+3+2=18 millioni di voti, mentre B può averne 7+4+2+1=14 millioni. Quindi nel rapporto percentuale A avrà il 56.25 % dei voti, mentre B ne avrà il 43.75%. Nel corpo rappresentativo dei sottoposti federali, cioè nel Senato, il senatore si presenta non con i suoi due voti di senatore, ma con il 100 per cento dei voti del popolo di quello stato. Dopo aver accettato e confermato con la costituzione e leggi questo approccio durante le votazioni del Senato il senatore non vota con un solo voto del senatore ma secondo la percentuale dei voti ricevuti da lui oppure trasferiti a lui. Quindi il senatore A sopramenzionato partecipa alle votazioni con il suo 56.25 %, invece quello B partecipa con 43.75%. Il principio è uguale per tutti gli stati. In questo caso il Senato non avrà 100 voti di senatori, ma  una percentuale o unità di 5000 . Questo ordine può sembrare un po’ strano al primo sguardo, ma solo al primo sguardo. Ad esempio durante le votazioni  il numero dei senatori che hanno ricevuto la maggioranza dei voti (2501 %) può essere 40, mentre il numero dei senatori che hanno ricevuto il resto dei voti (2499%) è 60, cioè più alto. Così sarebbe confermato il fatto che in quello stato federale per accettare decisioni  persino a livello del corpo rappresentativo dei sottoposti federali, cioè del Senato, il fattore più importante è il punto di vista del popolo, invece i senatori sono i loro rappresentanti intermediari.

Dal 2010 la formula della democrazia proposta da noi ha incluso anche il coefficiente della rappresentatività dei sottoposti degli stati federali .

Dopo aver trovato questa soluzione, il lavoro di trovare le soluzioni ai problemi della democrazia dal punto di vista dei diritti umani può essere considerato finito. Non pretendiamo di considerarlo perfetto, ma non ci sono dubbi che è uno dei tentativi riusciti che porta alla democrazia assoluta.

 

LA FORMULA DELLA DEMOCRAZIA DEGLI STATI

La formula della democrazia degli stati ha questo aspetto:

             R         

                     PSD = (--- x F) x (E x F) x J x L x (U x F) x 100%

                                  V                         

La PSD è la percentuale della democraticità degli Stati (The Percentage of the State’s Democraticity).

La R è il numero dei cittadini che hanno partecipato alle elezioni parlamentari e in risultato sono rappresentati nel parlamento.

La V è il numero totale dei cittadini partecipati alle elezioni.

La F è il coefficiente della frequenza delle elezioni parlamentari ( e quegli altri). Se le elezioni sono svolte una volta in due anni, allora F=1, se in tre anni, allora F=0.9, se in quattro anni, allora F=0.8, se in cinque anni, allora F=0.7 e se in sei anni, allora F=0.6.

La E è il coefficiente delle elezioni o della nominazione del potere esecutivo. Se il capo del potere esecutivo viene nominato dal parlamento, E=0.5, mentre se viene eletto direttamente dal popolo, allora E=1.

In questo caso la F ( E x F) è il coefficiente della frequenza delle elezioni per eleggere il capo del potere esecutivo. F=1, se il capo del potere esecutivo è nominato dal parlamento, cioè se E=0,5, oppure le elezioni o la nominazione del capo del potere esecutivo vengono fatte una volta in due anni. Questo coefficiente dipende anche dalla frequenza delle elezioni parlamentari e può cambiarsi. Se le elezioni vengono svolte una volta in 3 anni, allora F=0.9, se in 4 anni, allora F=0.8, se in 5 anni, allora F=0.7, e se in 6 anni, allora F=0.6.

La J è il coefficiente del sistema giudiziario. Se i giudici del secondo grado sono nominati, allora J=0.8, e se vengono eletti dal popolo oppure è presente lo stabilimento dei giurati, allora J=1.

La L è il coefficiente degli organi di auto-governo locale. L=1, se le elezioni comunali vengono fatte una volta in due anni, L-0.9, se in tre anni, 0.8, se in quattro anni e L=0.7 se in 5 anni.

La U è il coefficiente dello stato federale o unitario. Se la formula è usata  allo scopo di verificare la percentuale della democraticità dello stato unitario, allora sia la U che la F sono uguali a 1. Invece se lo scopo è quello di verificare la percentuale della democraticita` dello stato federale, allora la U dipende dal principio in cui i senatori vengono nominati o eletti nel corpo rappresentativo di quello stato federale, e quindi può avere valori diversi. La U=1 se i deputati del corpo rappresentativo federale rappresentano proporzionalmente la popolazione del loro stato sottoposto. Ad esempio, se il deputato o il gruppo dei deputati eletto come rappresentante del suo stato, ha ricevuto il 40 % dei voti, allora con questi voti partecipa alle votazioni del Senato.  La U=0.7 se le strutture federali sono rappresentati ugualmente senza prendere in considerazione la maggioranza della popolazione partecipata alle elezioni nella loro struttura federale.

Questa formula presenta la democraticità dello stato nelle sue percentuali. A questo proposito alla fine si deve aggiungere 100%.

Per concludere i lavori fatti nel passato sottolineando particolarmente la ricerca pubblicata nel 2003, dove i coefficienti hanno risultato diverse unità, si deve notare che al fine di semplificare la formula, il coefficiente della frequenza è diventato lo stesso sia per le elezioni parlamentari che per quelle presidenziali o del primo ministro. Ci è sembrato espediente di identificare i diversi coefficienti di frequenza menzioniati nei discorsi o negli articoli pubblicati da noi dal 2003 fino ad oggi.

Sulla formula di democraticità naturalmente si può trovare altre proposte efficienti, ma noi pensiamo che la cosa più importante sia la presenza di uno standard comune per misurare la democraticità.  Con tale standard la democrazia cessa di essere un concetto astratto.

Questa formula ci dà la possibilità di definire il livello della democrazia dello stato d’interesse e soprattutto per individuare e rivelare gli svantaggi per i quali il livello di democrazia è più basso di quello che poteva essere. E poi sarà lo stato a decidere avvicinarsi alla democrazia di 100%  oppure accontentarsi del proprio livello.

Speriamo che il lettore capisca che non si tratti della democrazia generale, ma dei sistemi democratici e della possibilità di confermare la democrazia con la legge.

Si può usare diverse parti della formula per i sistemi di diversi rami del potere dello stesso stato.

Come si vede non c’è nessun coefficiente per segnare il potere giudiziario. Lo scopo è quello di portare i giudici alla dipendenza minima persino dai cittadini. Il giudice deve essere eletto dal popolo, ma deve essere indipendente. Non deve sentirsi in dipendenza da chi l’ha nominato, anche se l’ha nominato il popolo.

CONCLUSIONE

E` l’atteggiamento rispettoso nei confronti dei diritti umani che ha dato nascita al concetto di democrazia e alla  formazione della democrazia pratica. A sua volta la democrazia ha aiutato all’espansione e allo sviluppo dei diritti umani.

Lo sviluppo della civiltà è stato accompagnato dalla lotta non solo tra  tribù e razze, religioni e popoli, strati della società e in genere tra le culture e orientamenti, ma dentro tutto questo parallellamente c’è stata una lotta tra diverse qualità umane. Una di queste è quella specie umana che si sente superiore agli altri ed è pronta a diversi crimini per quest’idea vuota.  L’altra invece è quella delle persone che considerano tutti uguali davanti a Dio e sono pronte a lottare per questa uguaglianza. E` il risultato di queste lotte troppo lente, ma coerenti che la civiltà ha raggiunto il livello di considerare la democrazia e i diritti umani un valore di grande importanza. Su questa strada il fattore sistematico principale è stato lo sviluppo graduale della democrazia. L’adozione della democrazia assoluta dalla civiltà contemporanea sarà  il motore di avere successo per la gente che cerca di avere parità di diritti.

Alcuni dei problemi della democrazia del XXI secolo sono questi:

A) La scarsità della fiducia verso le figure politiche, i poteri ed i processi politici.

B)  La riduzione dell’interesse verso i processi politici.

La realizzazione degli approcci già menzionati deve aumentare il ruolo dei cittadini e parallellamente la fiducia verso l’importanza della loro partecipazione. Soprattutto nei sistemi parlamentari i politici saranno concepiti solamente come intermediari del popolo. Nel rapporto tra il popolo e lo stato il ruolo principale passerà al popolo.

Tutto questo deve svolgersi inanzittutto:

A) per  materializzare la presenza dei cittadini nei corpi rappresentativi,

B)  con l’aumento della frequenza della partecipazione dei cittadini ai processi politici.